Orgoglio e pregiudizio

Publié le mardi, 18 janvier 2011 à 12h19

Gli italiani amano i bambini

Par Elisa Torretta

bambino italianoLe famiglie italiane sono numerose? Quale immagine viene in mente alle parole “famiglia italiana”? Forse una mamma un po’ grassa, con un vestito nero a fiorellini bianchi, un bambino in braccio e altri 3 o 4 attaccati alla gonna? Naturalmente c’è anche il padre, ma è un po’ distante, seduto su una poltrona a leggere La gazzetta dello sport.
Mi dispiace deludere il lettori, ma da almeno 40 anni in Italia nascono pochissimi bambini.
La natalità è una delle più basse d’Europa: 1,34 figli per donna, contro 1,98 della Francia.
Avere più di due figli è un caso eccezionale: le madri italiane nate nel 1960 con più di tre figli sono il 12,6 per cento, le francesi il 23,6 per cento.

Da dove nasce, allora, l’idea che amiamo tanto i bambini? Forse gli altri popoli li detestano?
È vero che l’italiano medio, alla vista di un bambino, comincia a fare sorrisi e smorfie senza senso, lo tocca e lo fa giocare, vuole conoscerne il nome e l’età e fa mille complimenti ai genitori perché la loro creatura è tanto bella.
Ma come ho già ricordato in altri interventi, la ragione di tanto entusiasmo non è solamente l’amore per le piccole creature, ma è anche la nostra facilità ad esternare i sentimenti senza troppi pudori. Il principio è: mi piace una cosa e lo faccio sapere al mondo.
Ho osservato che i miei connazionali che fanno molte feste ai bambini, hanno un comportamento simile con i cani. Ma forse è solo una coincidenza. E poi, forse, esiste ancora un culto ancestrale della maternità, comune a tutte le civiltà mediterranee, che ci fa percepire ogni bambino come un piccolo miracolo.

Per me, il vero miracolo è potere ricevere ogni mese un contributo dallo Stato, per il semplice motivo di avere messo al mondo delle creature. Questo miracolo avviene in alcuni paesi europei, tutti rigorosamente a nord delle Alpi.
Certo, non offrono delle cifre enormi, ma sempre meglio di niente.
Quando, al contrario, il governo non prevede nessun aiuto finanziario per le famiglie, limitare la prole diventa l’unica scelta possibile. Perché i figli sono una gioia, ma anche una grande spesa.

Ho trovato un’interessante statistica, datata 2008, che dice che un minore italiano su 4 è figlio unico e uno su due ha un solo fratello. Eppure, il 61% delle donne esprime il desiderio di avere almeno 2 figli e il 26% tre o più.
Che cosa impedisce alle coppie di raggiungere il numero sperato?
Le risposte sono molte e complesse. Come già detto, molto dipende dai fattori economici, ma anche dalla difficoltà delle donne di conciliare lavoro e famiglia.
Le strutture pubbliche sono drammaticamente carenti, e solamente la solidarietà familiare compensa l’assenza totale di una politica di sostegno alle famiglie. Secondo me, gioca anche il fattore età (la maggior parte delle donne ha il primo figlio dopo i 30 anni) e il numero di divorzi. In queste condizioni, alle coppie non resta molto tempo per fare un secondo figlio.

Unica caratteristica invariata: ancora oggi i padri italiani, quando possono, si appartano su una poltrona a leggere La gazzetta dello sport.
Se invece avete nostalgia della mamma che cucina spaghetti per i suoi 5 marmocchi, potete affittare un vecchio film con Sophia Loren.

Gonna: vestito tipicamente femminile che copre le gambe.
Poltrona: sedia ampia e comoda, in genere messa in soggiorno.
Fare le smorfie: fare espressioni ridicole o distorte con il viso.
Connazionale: compatriota, persona della stessa nazionalità.
Scelta: la possibilità di esprimere una preferenza.
Minore: persona di meno di 18 anni.
Marmocchio: termine familiare per “bambino”.