Orgoglio e pregiudizio

Publié le lundi, 23 août 2010 à 19h16

Gli italiani sono tutti mafiosi

Par Elisa Torretta

Italiani mafiosiFra tutti i pregiudizi sugli italiani, il più resistente e il più odioso è sicuramente l’assioma: italiani=mafiosi.

È un marchio che ci segue come una maledizione. Appena usciamo dai nostri confini, incontriamo sempre qualcuno che, invariabilmente, trova simpatico parlare di nostri presunti legami con la mafia.
Abituati a questa identificazione e per non sembrare permalosi, preferiamo fare buon viso a cattivo gioco e rispondiamo alla provocazione con un sorriso. Ma intimamente siamo un po’ imbarazzati per la stupidità del nostro interlocutore.

In Italia, dire a qualcuno “mafioso” è considerato un insulto molto grave. È una parola che spesso riserviamo ai politici corrotti, quindi a una specie umana molto deplorevole.

Negli altri paesi, dove il fenomeno è solamente un soggetto astratto visto in TV, questa parola perde il suo significato. Diventa una parola leggera, uno scherzo, un gioco, qualcosa di cui ridere.

Ma riflettiamo bene: chi è un mafioso? Forse, nell’immaginario collettivo, è un personaggio come Marlon Brando o Al Pacino nel film “Il Padrino”: un uomo potente all’interno del suo clan, a cui tutti devono rispetto indiscusso, inflessibile nel difendere i princìpi dell’uomo “d’onore”, ma alla fine così eccessivo da diventare una caricatura. Inoltre, la sensazione è che le famiglie mafiose agiscano all’interno di un loro mondo a parte, senza disturbare troppo il resto dell’umanità.
Probabilmente, molti stranieri che parlano di mafia hanno come riferimento il cinema, piuttosto che i reali fatti di cronaca. Un boss inventato come Vito Corleone è più famoso di uno vero, come per esempio Tommaso Buscetta.

Bisogna ricordare che in Italia la figura del mafioso è spessissimo oggetto di ilarità e caricature (tutti i popoli hanno il diritto di esorcizzare le loro disgrazie con una bella risata), ma ridiamo perché sappiamo di cosa parliamo.
Per noi la mafia è una tragedia concreta e quotidiana. È una guerra che uccide decine di persone ogni anno. Un mafioso è qualcuno che ruba, uccide, si arricchisce con traffici illeciti e commette ogni genere di crimine, protetto da una vasta rete di complici. Quindi, non esattamente un uomo esemplare. È impossibile negare che la mafia abbia un potere enorme nel nostro paese. Ma di fronte a questo fenomeno, difficile da eliminare per moltissime ragioni – prime fra tutte la complicità della classe politica – esistono migliaia di persone che lottano per mantenere la propria onestà e che non trovano molto divertente essere accomunati ad individui che disprezzano.
Si può affermare che, accanto al Rinascimento, alla vespa e al tiramisù, abbiamo regalato al mondo anche il sistema della criminalità organizzata, ma non è un contributo di cui andiamo fieri.

Non molto tempo fa, un’affermazione del nostro Primo Ministro aveva sollevato una vivace polemica: secondo il premier, i film italiani sulla mafia danneggiano l’immagine del nostro paese agli occhi del mondo (come se la nostra immagine non fosse già abbastanza compromessa da ben altri fattori). Al punto da volere strozzare gli autori di questi film.
Sarebbe un peccato. Un film che mostra un ritratto il più possibile fedele del sistema mafioso, può aiutare tutti a capire la gravità e l’ampiezza del problema, ma anche a capire il sentimento del popolo che subisce questa ingiustizia.

La prossima volta che uno straniero scherzerà su un nostro ipotetico zio mafioso che traffica armi con la Russia, sicuramente noi sorrideremo come sempre, ma sarà sempre un sorriso a denti stretti.

confine: limite fra due territori o due stati
legame: rapporto, unione.
potente: chi ha potere, forza o autorità.
piuttosto che: al posto di, preferibilmente
uccidere: causare la morte, per lo più con la violenza.
rete: oggetto costituito da un intreccio regolare di fili, spesso usato per catturare pesci o uccelli.
strozzare: stringere con forza la gola di qualcuno con le mani, fino a ucciderlo per soffocamento.