Momento critico

Publié le mardi, 27 septembre 2011 à 20h09

Pourquoi la guerre?

Par Guido La Tartara

Le petit théâtre du bonheurCamminando su per i vicoli e le stradine della collina di Montmartre l’emozione è unica, pochi luoghi al mondo possono vantare una simile concentrazione di storie e trascorsi artistici. In questo gomitolo di stradine e viuzze salendo la scalinata di Rue Drevet al numero 6 si trova un chiaro segno di quella che fu, è e sarà Montmartre per l’arte e lo spettacolo: au Petit Thèatre du Bonheur, un piccolo scrigno di idee e artisti.

La natura intima e sociale del posto si rivela immediatamente, la sala conta circa 40 posti ed è capace di far vivere sensazioni da edificio teatrale classico.
Nel preciso istante del buio in sala, allo spettatore è chiesto un salto, in quella che è una dimensione unica, priva di tempo, di collocazione fisica, dove tanto o forse tutto è finto e dove tutta questa finzione è l’unico mezzo per descrivere la realtà.

Lo spettacolo che ho avuto il piacere di seguire è scritto ed interpretato da Alessandro Berni -che lo ripresenterà in scena in lingua italiana il primo di ottobre 2011-. Un monologo basato su elementi epistolari, come il carteggio tra Enstein e Freud pubblicato nel 1939 dal titolo Perché la guerra? e che da il titolo allo spettacolo stesso. Nel corso della pièce l’autore-attore spazia dai passi delle Sacre Scritture, alle parole del comandante della missione aerea, che portò alla tragedia, di Hiroshima, dalle lettere di Don Lorenzo Milani fino al tema scritto da un bambino di nove anni.

Il verbo diviene centrale, la parola diviene fulcro del pensiero, l’aneddotica sostiene la sovente rimozione della quarta parete scenica e così facendo l’attore in scena si discosta dalla “semplice” lettura interpretata, entra nel Drama nella vera azione, in quella subsfera definita del teatro civile che è capace di far sorridere, coinvolgere, riflettere. Uno spettacolo dal tema centrale più che forte ma che viene presentato ed interpretato in una maniera piacevole oltre che immediatamente metabolizzabile.

Un modo leggero per osservare i pachidermici e ciclici passaggi della storia dell’uomo, delle sue cicliche manie brute relative alle proprie esternazioni di violenza. Un momento di teatro fatto da professionisti, ma che in questa sede è capace di offrire anche il “profumo” di un ottimo prodotto artigianale degno delle piccole dionisie.