Momento critico

Publié le mardi, 18 octobre 2011 à 15h30

Baroufs

Par Guido La Tartara

BaroufsIn una sala gremita moltissimi anche i ragazzi in età scolare -condizione anomala rispetto al teatro serale italiano....- all’alzata du rideau ho potuto assistere non all’apparire di un piccolo angolo, della località marinara scelta da Goldoni, come sarebbe stato legittimo aspettarsi in qualche misura, bensì quella che si è palesata alla platea è stata un ambientazione dai toni freddi, metallici prossima ai posti grigi e cementificati dei quartieri dormitorio nelle banlieues francesi o forse più tristemente ai quartieri dormitorio delle aree metropolitane di tutta Europa.

Al Theatre de l’Ouest Parisien di Boulogne-Billancourt, Frederic Maragnani ha diretto la regia di Baroufs, lavoro basato sulla traduzione di Jean-Paul Manganaro del testo goldoniano Baruffe Chiozzotte. Senza distaccarsi particolarmente dall’idea di fondo dell’opera, scritta nel 1762, Maragnani con un attento lavoro di dramaturg –figura che ancora stenta a decollare in Italia per alcuni ambiti e generi teatrali- prima che di metteur en scène, è riuscito a mescolare provincialismo e aspetti di un mondo metropolitano ampio e inglobante.

Gli attori posti su una pedana dal piano di calpestio obliquo, donano immediata leggibilità a tutti quei momenti di difficoltà sociale e psicologica che nel dramma si alternano anche a momenti di vivo giubilo. I puristi italiani del teatro goldoniano non accetteranno a cuor leggero uno spettacolo con maglie rosa da Giro d’Italia in scena, oppure sarà loro difficile mandar giù trovate registiche “hi-tech”, ma la piece è capace di dar voce e volto a quelle realtà di limbo che oggi trascinano con se il peso delle tradizioni ed a queste vi uniscono oggi un’emancipazione che qualche volta risulta essere sofferta e stentata.

Credo che la bravura di Maragnani e della sua equipe in riferimento a questo lavoro, sia da accreditare al fatto di aver offerto una nuova vita ad un testo realista, ricordiamo che Baruffe Chiozzotte fu criticato dai contemporanei per il suo vivo realismo popolare.

Il saper ben scrutare la ciclicità degli avvenimenti e delle circostanze umane e l’esser stato capace di sovrapporre la realtà descritta da Goldoni con squarci di vita a noi temporalmente più vicini gli ha permesso di creare uno spettacolo dinamico e attualissimo. Spettacolo questo che anche i più giovani in sala hanno potuto ben apprezzare.