Momento critico

Publié le lundi, 20 février 2012 à 16h16

Arlequin valet de deux maîtres di Carlo Goldon

Par Guido La Tartara

Arlequin valet de deux maîtres à la Comédie italienneAlla Comédie Italienne fino al 04 Marzo sarà in scena: Arlequin valet de deux maîtres di Carlo Goldoni con regia di Attilio Maggiulli.

L’opera (tra le più note del rinnovatore veneziano della Commedia dell’Arte) nella versione della Comédie Italienne prevede tre quadri scenici principali. Lo spettacolo inizia con un’imbarcazione che affronta un mare in tempesta -retaggio della formazione del Metter en scene- e che dopo un naufragio vede la compagnia approdare in maniera fortunosa a Venezia, ma decimata di alcuni suoi abiti, di alcuni strumenti, e anche di qualche attore…

Siamo nella casa dell’avaro e vecchio Pantalone, intento nel concordare il futuro matrimonio di sua figlia Clarice con Silvio figlio del Dottor Lombardi; entra in scena Arlecchino che annuncia il suo padrone Federigo Rasponi e sin da subito importuna la cameriera di Pantalone: Smeraldine. Federigo Rasponi, diretto e legittimo pretendente di Clarice era risaputo spirato da Pantalone. Entrato “Federigo Rasponi”, Brighella, che nella piece è il locandiere, comprende subito l’incongruenza tra identità e persona fisica; non si tratta infatti realmente di Federigo Rasponi, perito realmente in un duello, bensi’ di sua sorella Beatrice abbigliata da uomo ma che è alla ricerca del suo fuggiasco amante Florindo Aretusi, artefice del delitto Rasponi e rifugiatosi a Venezia.

Mentre si discute animatamente nella casa di Pantalone sul matrimonio appena concordato con Silvio ed immediatamente annullato per l’arrivo di “Federigo”, Arlecchino –che alterna momenti di mera furbizia a momenti di semplicità puerile- dopo essere uscito in strada si presta per aiutare (sotto ricompensa) un signorotto in difficoltà, fatto questo si propone anche per offrirgli i suoi servigi durante la sua residenza a Venezia.

Da questo momento in poi Arlecchino sarà servitore di due padroni: uno Beatrice che vive sotto mentite spoglie e l’altro Florindo Aretusi! Gli intrecci che scaturiscono dall’incapacità di Arlecchino, dalla sua voglia di tenere in qualche maniera distanti i suoi due padroni, e dalle identità celate di Beatrice prima e Florindo poi innescano una serie di concitate e ingarbugliate circostanze che rivedranno un sereno equilibrio solo nell’estremo finale d’opera.

Il brio degli interpreti, la freschezza dell’Arlecchino (giovanissimo e scaltro), la capacità nel rendere partecipe il pubblico attraverso un Capocomico energico e degno del suo ruolo, danno a questo spettacolo due punti di forza:
-l’aver seguito alla lettera il precetto goldoniano di: libertà d’uso e fruizione del testo da parte degli interpreti (senza pero’ mai scadere in lazzi sconci)
-l’essere uno spettacolo originale e degno, e non un surrogato della famosa versione del Piccolo Teatro di Milano di cui ne eredita con orgoglio e merito i costumi e le maschere (dono di Giorgio Strehler ad Attilio Maggiulli)
Va ricordato che la Commédie Italienne opera autonomamente, senza nessun tipo di sostegno da parte degli enti di cultura italiani (presenti sia sul territorio francese che italiano).
Il dover riconoscere ancora una volta la miopia degli enti (e non Enti) e degli amministratori italiani lascia un velo di tristezza e mi rimanda in maniera imbronciata alle parole dei Professori Alonge-Tessari in: “Manuale di Storia del Teatro UTET”: “i comici non provvisionati stabilmente dai principi se la passano male, oppure alimentano il grande capitolo dell’emigrazione, grazie al quale la Commedia dell’Arte diverrà maestra di molte culture teatrali europee”.
I Professori citati narravano del XVI secolo, ma a quanto pare per i politicanti italiani poco o niente è cambiato.

Alla Comédie Italienne si vive la Commedia dell’Arte, quella che ha motivato l’appello all’Unesco da parte di alcuni tra i più significativi intellettuali ed artisti italiani, per l’ottenimento del riconoscimento di “Patrimonio Immateriale dell’umanità”.
In Italia non si fa quasi nulla per preservare questa memoria collettiva, noi qui possiamo farlo in libertà e coscienza, facciamolo.