Momento critico

Publié le mardi, 1 novembre 2011 à 15h26

Uccellacci e Uccellini

Par Guido La Tartara

Uccellacci e uccelliniA Montreuil, presso il Teatro-Compagnia “de La Girandole” fino al 26 novembre sarà in scena Uccellacci e Uccellini.

Lo spettacolo, liberamente ispirato all’omonima opera filmica di Pier Paolo Pasolini, vede l’adattazione del testo e la regia di Luciano Travaglino, impegnato nella pièce nel ruolo che fu del grande Toto`. Nella pellicola pasoliniana, la lunga camminata dei protagonisti ai margini di una città, diviene una chiara metafora di esistenze che gravitano soltanto attorno ad una società, ma che di quest’ultima difficilmente divengono soggetti attivamente partecipi.

Le circostanze, quasi stagne e paragrafate, dei protagonisti offrono il fulcro della narrazione: l’impossibilità di applicazione delle ideologie, in una società ormai preda del consumismo più sterile e vittima della perdita di valori sociali che la contraddistinguevano; con conseguente difficoltà di riscatto delle classi meno agiate. Riscatto mancato dovuto anche ad una certa refrattarietà nei confronti della “conoscenza”.

La resistenza al sapere dei due principali protagonisti proletari -innocente dapprima e feroce poi-, associata alla emblematica figura del corvo/intellettuale, offre un facile rimando -anche per una questione di crudo epilogo- al mito platonico della caverna.

La transcodificazione eseguita da La Girandole, dal registro cinematografico a quello teatrale, ha comportato una serie di variazioni ed adattazioni -spesso marcatamente convenzionali e più confacenti ai tempi e agli spazi del teatro. Tali riadattamenti, poggiano sulla base delle notevoli differenze tra i codici di spettacolo, oltre che sul peculiare elemento di assimilazione del momento teatrale: l’immaginazione dello spettatore.

La piece viene aperta da un originale prologo nel foyer, che vede coinvolti tutti gli attori, sulle note della mazurka dei vent’anni (brano cantato da Toto’ in San Giovanni decollato del 1940). Il pubblico è cosí introdotto in un clima popolano e circense. Si cambia scena, ambiente e spazio, si entra in sala e da qui si parte per il “cammino”.

Durante lo svolgersi dell’azione scenica, il supporto di materiali video -relativi alle immagini del film- offrono un fil rouge importante per la storia, la pièce e le esplicazioni registiche. Lo spettacolo risulta essere estremamente piacevole e godibile nella sua interezza, momenti di riso si alternano soventi a indigeste riflessioni.

Il tema centrale a distanza di quarantacinque anni resta ancora difficile da accettare, e forse oggi con altri quarantacinque anni di storia politica sulle spalle della società, diviene se possibile ancora più difficile da accogliere.

Il teatro, ha l’obbligo professionale ed etico di porre e far porre delle domande, soprattutto quando le sue luci “ingelatinate” illuminano il genio di uno scrittore poliedrico come Pasolini, e il coraggio di chi lo porta ancora tra noi.